RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Guerriglia black bloc, Roma a fuoco

Roma, 15 dicembre 2010

Guerriglia black bloc, Roma a fuoco
Oltre 100 feriti e 41 fermi. Blindati in fiamme

GIUSEPPE DE LISI

Si sono mescolati ai cortei degli studenti. Poi sono usciti allo scoperto e si sono scatenati nel centro di Roma, a poche centinaia di metri dai luoghi simbolo delle istituzioni: la Camera e il Senato, dove ieri si votava la fiducia al governo Berlusconi.
I black bloc sono tornati, e nel giorno più difficile per la politica italiana hanno portano la guerriglia a Roma. La tattica è la stessa del G8 di Genova: infiltrarsi armati di sassi, picconi, mazze e bombe carta, e poi colpire la polizia in modo violento. Poi arretrare e coinvolgere tutti i manifestanti negli scontri con la polizia. Tattica paramilitare, da gente addestrata alla guerriglia. Gente che proveniva da diverse città italiane e anche dall’estero, come era accaduto per il G8 del 2001. Anarcoinsurrezionalisti ben motivati. E la polizia, colta di sorpresa da tanta violenza, ha gestito come ha potuto la situazione.
Già dalla tarda mattinata, mentre alla Camera dei deputati era in corso la conta sulla fiducia, Roma era stata trasformata in un campo di battaglia. Scontri con le forze dell’ordine, barricate in fiamme, blindati assaltati, atti di vandalismo. Il bilancio è di oltre cento feriti, 57 tra le forze dell’ordine e 62 tra i manifestanti, dei quali 40 medicati sui luoghi degli scontri e 22 portati inospedale. Alla fine sono 41 i fermati, tutti accusati di violenza, resistenza, devastazione e uso di armi improprie. Tutti ragazzi giovanissimi, alcuni con precedenti per risse da strada e violenza da stadio. Il sindaco Alemanno in serata parla di «violenza gratuita, vergognosa e senza giustificazioni».
Eppure la protesta la mattina era stata civile. I cortei, partiti da diversi punti della città, formati da studenti, precari, esponenti dei centri sociali e del coordinamento “Uniti contro la crisi”, di cui fanno parte gli operai della Fiom, gli aquilani e i cittadini di Terzigno antidiscarica, avevano animato le strade del centro, sorvegliato speciale fin dalle prime luci dell’alba. Le avvisaglie che la protesta poteva essere più dura ci sono state prima davanti al Senato e poi nei pressi della Camera: dal corteo a più riprese si sono staccati gruppetti di ragazzi col volto nascosto da sciarpe nere e cappucci della felpa che hanno lanciato bottiglie e petardi contro i blindati. Alcuni sacchetti di letame e poi fumogeni e bombe carta in via degli Astalli, una strada proprio dietro palazzo Grazioli.
Davanti al Senato ancora petardi, bombe carta, vernice colorata e fumogeni. Il tentato assalto ad alcuni blindati con pale e mattoni, presi da un camioncino, provoca la prima carica della polizia. Da qui in poi è la cronaca di un giorno di violenza. I nuovi black bloc si staccano dal corteo e in poche centinaia seminano terrore e devastazione. Ovunque passano sfondano le vetrate di banche, danneggiano auto, sradicano segnali stradali e li usano come ariete contro le vetrine. Percorrono il lungotevere incendiando cassonetti e raccogliendo “armi” improvvisate. Poi arrivano a piazza del Popolo, diretti a Montecitorio, e a via del Corso si scatena la battaglia urbana con l’assalto a tre blindati della Guardia di Finanza a colpi di bottiglie, bastoni, pietre. I teppisti addirittura alzano una barricata con cassonetti, fioriere, sedie tavolini dei bar di Piazza del Popolo. Poi le danno fuoco e creano una barriera di fiamme. Solo con l’arrivo del buio la battaglia finisce. Alla fine, nonostante i danni e le devastazioni provocati al centro storico di Roma, il ministro dell’Interno Roberto Maroni, ha espresso al questore Francesco Tagliente «il proprio apprezzamento per l’equilibrio e l’oculata gestione dimostrata in tutte le fasi della manifestazione». La sensazione del ministro è che potesse andare peggio. «Se non c’erano i blindati li avremmo visti arrivare qui con i martelli e i picconi», ha spiegato Maroni a Montecitorio.